molina di fumane [...]
puff, puff... puff, puff... puff, puff...
poco più di un fruscio è il rumore dei passi sulla neve fresca, farinosa e leggera, mentre ricalchiamo le impronte delle volpi che ci hanno preceduto.
finalmente la neve, invocata e sfidata, eccola come zucchero a velo sul manto di foglie, eccola a crepitare schiacciata dai passi lungo il pendio imbiancato che dal limitare del bosco ci conduce alla cima del monte Pastello, il punto più alto della dorsale che separa la valle dell’Adige dalla grande valle di Fumane. un’occhiata a sinistra a cogliere il Garda con la delicata Sirmione appena visibile, la mole del Baldo e il serpentone reboante dell’autostrada. a destra le dorsali della bassa Lessinia coronate dalle bianchissime vette delle Piccole Dolomiti sullo sfondo. la cima del monte è deturpata dall’uomo con una selva di ripetitori senza regola, senza qualità, manufatti abbozzati, improvvisati, incompiuti...
ma questa è solo la prima tappa di un lungo e impegnativo trail, organizzato da Francesco, con Mauro e Paolo, che dal Pastello (Pastel) ci ha portato al Forte Masua e al monte Pastelletto (Pastelet), ai paesi di Breonio e di Molina, per poi farci discendere lungo la valle del Progno e tornare a Fumane dalla cui piazza eravamo partiti.
Boschi, valli e pascoli, poche case perlopiù stalle, cave di marmo e di pietra ma nessuna, o quasi, anima viva. è vero che è domenica mattina ma l’impressione è che qui della frenesia imprenditoriale del nordest non sia arrivato granché e nemmeno del turismo del Garda o di Verona, sembra proprio che questa terra, ancor più delle altre nostre prealpi, subisca quel destino comune a tanta parte di territorio montuoso italiano. destino che porta il nome di abbandono, ahimè, di territorio in svendita e da usare, se qualcuno ne ha voglia, senza troppi sofismi (ecco il perché di quei ripetitori e delle ignobili costruzioni degli ultimi trent’anni!).
prima solo le corna, poi tutto il resto e con tanto di barba, una capra spunta da in cima al forte massiccio e poligonale, brucando un’erba, forse speciale, e guardandoci curiosa da dietro l’inspiegabile rete metallica che ci separa.
ancora salita a farci superare i 1.100 metri di dislivello positivo, in compagnia degli immancabili motociclisti che però in discesa troviamo fermi fra le rocce mentre cercano di portare giù in qualche modo la loro compagna metallica.
- e a questi piacerebbe la montagna? - domanda krom – sì, come piacciono le donne a quelli che le stuprano – rispondo io, con un sarcasmo così caustico che mi faccio venire i brividi da solo e che soffoca sul nascere qualsiasi altro commento possibile.
proseguiamo in relax a ranghi compatti verso Breonio dove onoriamo la fonte con l’acqua di sorgente, e ancora avanti verso Molina dove le cave di pietra paiono segni di un morso gigante, ampie ferite nella schiena della montagna.
case di pietra, tetti di pietra, corti pavimentate e recintate con lastre ciclopiche di pietra... pietra dappertutto compreso ovviamente il campanile del ‘700. un villaggio dove si possono osservare non solo i tipici elementi architettonici della Lessinia ma anche le famose cascate... o meglio, dove si potrebbero osservare, se solo l’ingresso non fosse chiuso e protetto da cancello invalicabile. così scendiamo lungo il sentiero che costeggia il confine ampio del parco, lungo cui stanno erigendo una ingiustificabile recinzione alta due metri, fatta di paletti e rete metallica elettrosaldata (quella che si usa per il calcestruzzo armato, per intendersi). ma calati nella gola del Progno tutto l’amaro svanisce in un attimo, rapito dalle sue correnti indomite, disciolto nel nitore del suo fluire.
che favola. una gola profonda scavata nella roccia da acque limpidissime e apparentemente innocue ma forti e laboriose. un sentiero stretto a volte incerto ne costeggia la discesa e i vari mulinelli. passerelle in ferro o in legno con funi metalliche tese a mo’ di parapetto permettono di attraversarlo ogni qualvolta una roccia, o il rivolo azzurro chiaro con le sue sabbie bianchissime ti sbarrano il cammino. e allora via da una parte all’altra a saltare fra i massi e gli speroni, a zigzagare tra gli arbusti di riva e a incunearsi nei tunnel scavati nelle pareti di roccia.
c’è chi rievoca i Cimbri, con le grotte del Caglieron, chi invece non è d’accordo e cita il Grand Raid de la Réunion. sta di fatto che, se nel video di Col de Moi abbiamo dispiegato gli effetti speciali, qui lo “Spirito Trail” c’è tutto di suo. provare per credere. l’entusiasmo e la soddisfazione ci gonfiano il petto e ridonano energia ai muscoli delle gambe ormai affaticate dalle tre ore abbondanti di traversata quando un rumore sordo (osso contro sasso) ci risveglia facendoci voltare di scatto alla volta di Krom che dolorante minimizza. è allora Mudanda, con due sole parole, a sintetizzare tutto quello che Krom non ha avuto il coraggio o la forza di dire, ma al tempo stesso lo incoraggia a rialzarsi e non da ultimo ammonisce tutti i presenti a prestare maggiore attenzione. ***
quando riprendiamo a scendere in questa gola senza fine Mudanda e io abbandoniamo il sentiero per una traccia che ci pareva giusta ma che invece era una sorta di variante alpinistica di quella maestra. arrivati in fondo ci fermiamo ad aspettare gli altri e già li canzoniamo per il gran distacco, quando decidendo di tornare sui nostri passi ci accorgiamo che sono già sulla strada ad aspettarci mentre noi rischiavamo di addentraci in Valsorda. #
l’unico che manca all’appello è Dario ma, pare, sia andato avanti pensando di esserci alle calcagna. è proprio vero che il Progno ha consumato le nostre ultime riserve. ci lanciamo allora al suo inseguimento lungo gli ultimi cinque chilometri di strada asfaltata dove l’acqua è ormai scomparsa sotto il greto arso di massi bianchi e rosa.
nel cortile di un laboratorio la sega ad acqua lavora da sola e senza sosta, più avanti un uomo con sega elettrica fa a fette un tronco d’albero. per il resto calma piatta. ma ecco all’orizzonte Dario, il campanile di Fumane e il cementificio Rossi. ##
raggiungo Dario, ormai preoccupato, e scambiamo due parole quando TAM, TAM, TAM ecco i passi dell’uomo che viene fuori sulla lunga distanza, che i primi venti chilometri suda, che in salita sbuffa ma che poi ti prende e dopo quattro ore ne ha ancora... Mudanda. no comment.
di nuovo in piazza è la volta di cambiarsi gli indumenti sudati e mentre siamo ancora mezzi nudi e vaporosi Francesco fa il giro e ad uno ad uno ci consegna una bottiglia di Valpolicella preparata e confezionata per l’occasione con tanto di etichetta personalizzata: "Per brindare ad un 2008 di ultra distanze e soddisfazioni".
il trail della Valpolicella nasce nel Forum di Ultratrail.it ed è il secondo dopo l’esordio a Col de Moi.
eravamo in 9: Francesco, Mauro e Paolo i veronesi, Distinto e Antonio da Crema, Dario dalla piana fra Mantova e Cremona, Krom dal bresciano, Mudanda dall’entroterra veneziano, Emme da Padova. ###
poco più di un fruscio è il rumore dei passi sulla neve fresca, farinosa e leggera, mentre ricalchiamo le impronte delle volpi che ci hanno preceduto.
finalmente la neve, invocata e sfidata, eccola come zucchero a velo sul manto di foglie, eccola a crepitare schiacciata dai passi lungo il pendio imbiancato che dal limitare del bosco ci conduce alla cima del monte Pastello, il punto più alto della dorsale che separa la valle dell’Adige dalla grande valle di Fumane. un’occhiata a sinistra a cogliere il Garda con la delicata Sirmione appena visibile, la mole del Baldo e il serpentone reboante dell’autostrada. a destra le dorsali della bassa Lessinia coronate dalle bianchissime vette delle Piccole Dolomiti sullo sfondo. la cima del monte è deturpata dall’uomo con una selva di ripetitori senza regola, senza qualità, manufatti abbozzati, improvvisati, incompiuti...
ma questa è solo la prima tappa di un lungo e impegnativo trail, organizzato da Francesco, con Mauro e Paolo, che dal Pastello (Pastel) ci ha portato al Forte Masua e al monte Pastelletto (Pastelet), ai paesi di Breonio e di Molina, per poi farci discendere lungo la valle del Progno e tornare a Fumane dalla cui piazza eravamo partiti.
Boschi, valli e pascoli, poche case perlopiù stalle, cave di marmo e di pietra ma nessuna, o quasi, anima viva. è vero che è domenica mattina ma l’impressione è che qui della frenesia imprenditoriale del nordest non sia arrivato granché e nemmeno del turismo del Garda o di Verona, sembra proprio che questa terra, ancor più delle altre nostre prealpi, subisca quel destino comune a tanta parte di territorio montuoso italiano. destino che porta il nome di abbandono, ahimè, di territorio in svendita e da usare, se qualcuno ne ha voglia, senza troppi sofismi (ecco il perché di quei ripetitori e delle ignobili costruzioni degli ultimi trent’anni!).
prima solo le corna, poi tutto il resto e con tanto di barba, una capra spunta da in cima al forte massiccio e poligonale, brucando un’erba, forse speciale, e guardandoci curiosa da dietro l’inspiegabile rete metallica che ci separa.
ancora salita a farci superare i 1.100 metri di dislivello positivo, in compagnia degli immancabili motociclisti che però in discesa troviamo fermi fra le rocce mentre cercano di portare giù in qualche modo la loro compagna metallica.
- e a questi piacerebbe la montagna? - domanda krom – sì, come piacciono le donne a quelli che le stuprano – rispondo io, con un sarcasmo così caustico che mi faccio venire i brividi da solo e che soffoca sul nascere qualsiasi altro commento possibile.
proseguiamo in relax a ranghi compatti verso Breonio dove onoriamo la fonte con l’acqua di sorgente, e ancora avanti verso Molina dove le cave di pietra paiono segni di un morso gigante, ampie ferite nella schiena della montagna.
case di pietra, tetti di pietra, corti pavimentate e recintate con lastre ciclopiche di pietra... pietra dappertutto compreso ovviamente il campanile del ‘700. un villaggio dove si possono osservare non solo i tipici elementi architettonici della Lessinia ma anche le famose cascate... o meglio, dove si potrebbero osservare, se solo l’ingresso non fosse chiuso e protetto da cancello invalicabile. così scendiamo lungo il sentiero che costeggia il confine ampio del parco, lungo cui stanno erigendo una ingiustificabile recinzione alta due metri, fatta di paletti e rete metallica elettrosaldata (quella che si usa per il calcestruzzo armato, per intendersi). ma calati nella gola del Progno tutto l’amaro svanisce in un attimo, rapito dalle sue correnti indomite, disciolto nel nitore del suo fluire.
che favola. una gola profonda scavata nella roccia da acque limpidissime e apparentemente innocue ma forti e laboriose. un sentiero stretto a volte incerto ne costeggia la discesa e i vari mulinelli. passerelle in ferro o in legno con funi metalliche tese a mo’ di parapetto permettono di attraversarlo ogni qualvolta una roccia, o il rivolo azzurro chiaro con le sue sabbie bianchissime ti sbarrano il cammino. e allora via da una parte all’altra a saltare fra i massi e gli speroni, a zigzagare tra gli arbusti di riva e a incunearsi nei tunnel scavati nelle pareti di roccia.
c’è chi rievoca i Cimbri, con le grotte del Caglieron, chi invece non è d’accordo e cita il Grand Raid de la Réunion. sta di fatto che, se nel video di Col de Moi abbiamo dispiegato gli effetti speciali, qui lo “Spirito Trail” c’è tutto di suo. provare per credere. l’entusiasmo e la soddisfazione ci gonfiano il petto e ridonano energia ai muscoli delle gambe ormai affaticate dalle tre ore abbondanti di traversata quando un rumore sordo (osso contro sasso) ci risveglia facendoci voltare di scatto alla volta di Krom che dolorante minimizza. è allora Mudanda, con due sole parole, a sintetizzare tutto quello che Krom non ha avuto il coraggio o la forza di dire, ma al tempo stesso lo incoraggia a rialzarsi e non da ultimo ammonisce tutti i presenti a prestare maggiore attenzione. ***
quando riprendiamo a scendere in questa gola senza fine Mudanda e io abbandoniamo il sentiero per una traccia che ci pareva giusta ma che invece era una sorta di variante alpinistica di quella maestra. arrivati in fondo ci fermiamo ad aspettare gli altri e già li canzoniamo per il gran distacco, quando decidendo di tornare sui nostri passi ci accorgiamo che sono già sulla strada ad aspettarci mentre noi rischiavamo di addentraci in Valsorda. #
l’unico che manca all’appello è Dario ma, pare, sia andato avanti pensando di esserci alle calcagna. è proprio vero che il Progno ha consumato le nostre ultime riserve. ci lanciamo allora al suo inseguimento lungo gli ultimi cinque chilometri di strada asfaltata dove l’acqua è ormai scomparsa sotto il greto arso di massi bianchi e rosa.
nel cortile di un laboratorio la sega ad acqua lavora da sola e senza sosta, più avanti un uomo con sega elettrica fa a fette un tronco d’albero. per il resto calma piatta. ma ecco all’orizzonte Dario, il campanile di Fumane e il cementificio Rossi. ##
raggiungo Dario, ormai preoccupato, e scambiamo due parole quando TAM, TAM, TAM ecco i passi dell’uomo che viene fuori sulla lunga distanza, che i primi venti chilometri suda, che in salita sbuffa ma che poi ti prende e dopo quattro ore ne ha ancora... Mudanda. no comment.
di nuovo in piazza è la volta di cambiarsi gli indumenti sudati e mentre siamo ancora mezzi nudi e vaporosi Francesco fa il giro e ad uno ad uno ci consegna una bottiglia di Valpolicella preparata e confezionata per l’occasione con tanto di etichetta personalizzata: "Per brindare ad un 2008 di ultra distanze e soddisfazioni".
il trail della Valpolicella nasce nel Forum di Ultratrail.it ed è il secondo dopo l’esordio a Col de Moi.
eravamo in 9: Francesco, Mauro e Paolo i veronesi, Distinto e Antonio da Crema, Dario dalla piana fra Mantova e Cremona, Krom dal bresciano, Mudanda dall’entroterra veneziano, Emme da Padova. ###
* - Forte Masua (Fumane), anno di costruzione 1880/85, posto a ridosso della Val d’Adige in un ampio pianoro che ha permesso una struttura a tipica pianta poligonale. Questo forte, data la sua posizione strategica, nel secondo periodo è stato modificato nel fronte di gola, con la costruzione di un corpo principale angolato in calcestruzzo con osservatorio e sei pozzi che, all'inizio della Grande Guerra, erano dotati di cannoni da 149 A. Altri quattro cannoni da 87 B costituivano l'armamento sussidiario. Più a Nord una batteria omonima Masua di Molane che, in postazione in caverna, schierava sei obici da 120 e 4 cannoni da 87.
estratto da:
http://www.verona.com/index.cfm?page=guida_garda&id=1192 (consigliata la lettura integrale)
** - Molina di fumane e il parco delle cascate
http://it.wikipedia.org/wiki/Molina_(Fumane)
http://www.cascatemolina.it/index.php
*** - il tutto, naturalmente, condensato in quelle due sole parole, espressione tipica in Veneto, blasfema, che censuro nel rispetto di alcuni
# - Valsorda, una gola profonda che non permette alla voce di arrivare lontano, segna il confine nord del comune di Marano con Sant'Anna d'Alfaedo. La valle che ha mantenuto la sua selvaggia bellezza, parte dal progno di Fumane alla confluenza con il progno di Breonio (Molina) e il progno Brunesco, arriva alla frazione di Mondrago di Marano Valpolicella. Il percorso è attrezzato, con scale in ferro, corde di sicurezza e ben segnato, ma causa l'umidità in alcuni passaggi o per pioggia, le rocce sono molto scivolose...
** - Molina di fumane e il parco delle cascate
http://it.wikipedia.org/wiki/Molina_(Fumane)
http://www.cascatemolina.it/index.php
*** - il tutto, naturalmente, condensato in quelle due sole parole, espressione tipica in Veneto, blasfema, che censuro nel rispetto di alcuni
# - Valsorda, una gola profonda che non permette alla voce di arrivare lontano, segna il confine nord del comune di Marano con Sant'Anna d'Alfaedo. La valle che ha mantenuto la sua selvaggia bellezza, parte dal progno di Fumane alla confluenza con il progno di Breonio (Molina) e il progno Brunesco, arriva alla frazione di Mondrago di Marano Valpolicella. Il percorso è attrezzato, con scale in ferro, corde di sicurezza e ben segnato, ma causa l'umidità in alcuni passaggi o per pioggia, le rocce sono molto scivolose...
http://www.maranovalpolicella.it/parco/valsorda/page_01.htm
## - Decine di chilometri di vecchie marogne sventrate dalle ruspe; terreni collinari e pedemontani che in passato avevano avuto una forte vocazione agricola specializzata e in parte hanno ancora ottime prospettive di sviluppo nel settore delle produzione biologica e di nicchia; angoli abbandonati dalle coltivazioni e che la natura si è ripresa, ma anche ripristini destinati alla coltivazione intensiva della vite su terreni che erano minerari: questo succede nella Valle dei Progni per la presenza dello stabilimento Cementirossi di Fumane, almeno fino allo scadere della concessione mineraria che avverrà forse nel 2025.
estratto da:
## - Decine di chilometri di vecchie marogne sventrate dalle ruspe; terreni collinari e pedemontani che in passato avevano avuto una forte vocazione agricola specializzata e in parte hanno ancora ottime prospettive di sviluppo nel settore delle produzione biologica e di nicchia; angoli abbandonati dalle coltivazioni e che la natura si è ripresa, ma anche ripristini destinati alla coltivazione intensiva della vite su terreni che erano minerari: questo succede nella Valle dei Progni per la presenza dello stabilimento Cementirossi di Fumane, almeno fino allo scadere della concessione mineraria che avverrà forse nel 2025.
estratto da:
http://www.prealpiveronesi.it/news.php?art=79 (consigliata la lettura integrale)
vedi anche:
http://www.cementirossi.it/it/new/default.htm
http://beppegrillo.meetup.com/54/messages/boards/view/viewthread?thread=2983848
vedi anche:
http://www.cementirossi.it/it/new/default.htm
http://beppegrillo.meetup.com/54/messages/boards/view/viewthread?thread=2983848
### - Road book e altro... (a cura di Francesco)
Terreno misto, strade sterrate, sentieri, asfalto. Nulla di esposto e pericoloso se non un tratto probabilmente molto umido e scivoloso nel Progno.
Partenza dalla piazza di Fumane, (alt 185) un km su asfalto per tornare in località Banchette e inizio salita attraverso strade di campagna. Ci si avvicina a loc. Bure e si risale per loc. Traversagna fino a giungere in loc. Cavarena. Duro tratto di salita su strada asfaltata fino a Casa Nazareth e deviazione sulla dx sentiero per Mte Solane (mt 666) e Vecchia Chiesa di Cavalo (alt. 619). Altri 200 mt di asfalto e a sx mulattiera per Campopiano e poi a dx per vecchie cave di marmo. Poco prima della cava sentiero a dx che attraversa il bosco e si ricongiunge con il sentiero n.12 proveniente da Cavalo. Ancora 15 minuti e si arriva in vetta al Mte Pastello (mt 1122 Croce e ripetitori vari. Dalla partenza circa 10 – 11 km). Si scende brevemente verso le cave di marmo, ma al 1° tornantino si prosegue dritti sul sentiero in costa sino ad una seconda croce con simil via crucis nel bosco. Discesa tra bosco e mulattiera fino a Forte Masua (900mt) dove si incontra strada asfaltata che si percorre in direzione nord per circa 1300 mt fino a località Paroletto. Subito dopo ristorante sentiero a sinistra (n. 17) e immediatamente dopo a dx verso Mte Pastelletto (mt 1050). Si prosegue poi in discesa verso M.te Crocetta e loc. Breonio. (circa 18 km) Si attraversa il paese, si prende in direzione cimitero e campo da tamburello dove inizia un piacevole sentiero in discesa che conduce a Molina. (mt 590) (possibilità di fare il pieno di acqua). Si scende al parco delle cascate e (se aperto) giro veloce del parco delle cascate. Dalla cascata più a sud si entra nella gola del “Progno” (ambiente fantastico ma è necessario fare molta attenzione per terreno molto umido e scivoloso) e attraversandolo più volte su stretti ponti in ferro e legno si giunge dopo circa 2 km in loc. Valsorda (circa 25 km). Sempre in leggera discesa, ma su strada asfaltata, pochissimo frequentata, (non ci sono purtroppo alternative se non molto più impegnative!) si percorre la Valsorda sino a giungere dopo circa 5 km in centro a Fumane.
6 commenti:
Come al solito, bel reportage Emme ;) !
Bellissimo "resoconto" Emme e bravi trailer "autogestiti"!
CIAO
tu non me la racconti giusta: sei un figlio di rigoni stern cui aggiungi seri approfondimenti storico-geografici degni di, chessò, alberto angela. passaggio a nord-ovest per emme.
lunga vita!
concordo, tu sei un blogger professionista !!!!
è stato quasi più bello leggere del trail che correrlo ...
E comunque ragazzi, mi pare che Emme non scherza neanche come trailer, sempre in surplace ad aspettarci! Grande
Emme, approfitto dello spazio per farti gli auguri di buon Natale ;)
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