lunedì 20 luglio 2009

Blumon marathon

20 Lug 2009 11:21:43
Roby (cell)
"Oggi è bello ricordare un fine settimana entusiasmante assieme a dei cari amici. Naturalmente aspetto un racconto sul tuo blog su qs tua prima skyrace. SANI"


È vero, Roby, non posso non commentare... la mia prima skyrace.
Già! nonostante siano vent’anni che corro per sentieri, l'ho sempre fatto intorno a casa e senza mai cimentarmi in quelle gare che si fregiano del blasonante marchio registrato.

Ma sta volta ci hanno messo lo zampino il buon Lucio Fregona e l’amico Roberto. E così all’invito estemporaneo fatto durante il riscaldamento dell’ennesima garetta sulle colline del prosecco ne è seguita una vera e propria trasferta agonistica: un campione mondiale, il figlio del campione e 2 corridori dilettanti, tutti e quattro nella stessa auto, belli comodi per carità, ma costretti ad un viaggio di 4 ore, al termine del quale però si palesa un panorama mozzafiato e paradisiaco. Una valle ampia e verde, una piana coronata dai boschi e nel cui mezzo scorre un torrente. Una strada che piega subito a sinistra e in cui non passano auto, un paio di case e basta! E nel bel mezzo di questo anfiteatro l’arco gonfiabile e le strutture predisposte per la corsa dell’indomani.

L’aria è frizzante e chi è più esperto, guarda caso il buon Lucio, si copre subito, mentre noi pischelli ci ritroviamo dopo un po’ a battere i denti.
La cena e la serata scorrono veloci, tra una battuta e l’altra, divertenti e rilassanti.

Dormire a 10 metri dalla partenza è una comodità unica e così la mattina dalle 6 alle 9 facciamo a tempo a fare di tutto e di più: toilette, colazione, toilette, battutine, preparativi, passeggiata, battutine, toilette, preparativi, massaggio, riscaldamento, toilette, preparativi... e finalmente punzonatura, briefing e ...

Schierate davanti le donne (be' insomma, almeno è un bel vedere), poi tutti noi, con in prima fila i top, naturalmente. Io sono subito dietro a Lucio, a Rambaldini e Melzani, in seconda fila che ascolto attento il conto alla rovescia e ... VIA!

50 metri di asfalto in leggera discesa e si piega subito a gomito già a sinistra per prendere la carrareccia che si addentra nella piana del Gaver. Mi faccio strada educatamente fra le donzelle quando mi vedo quasi travolgere da un'ondata di concorrenti che tagliano il tornante giù per la riva erbosa e rimpolpano il gruppetto di testa.
Due chilometri di pianura da correre a buon ritmo e poi è la volta della salita.

Aveva ragione il buon Lucio: è dura, ma non è impossibile, ha pendenze accettabili, corribili, a parte brevi tratti, per poi spianare o riaddolcirsi. Solo che è lunga, molto lunga e le mie gambe si irrigidiscono presto. Sarà stata la partenza un po' svelta? O la quota che non fa ossigenare i muscoli? O la carenza di allenamento specifico? Non lo so, sta di fatto che rallento un pelo, ma tengo duro su per i sentieri a zig-zag. E nei tratti ripidi recupero qualche metro a quello che ho davanti a me anche se mi angoscia un po', lo ammetto, quel trenino lungo che mi sta alle calcagna: ma qui vanno tutti come dei dannati! "Venderò cara la pelle" è la frase, peraltro di dubbio gusto, che mi ronza in testa fino al passo del Termine poi, se non ricordo male, il sentiero piega a sinistra e, sempre in salita, va alla volta della quota più alta del percorso: il passo Blumone (2.633 m).

Eccola qui la vera difficoltà di questa gara che, almeno per me, è stata la natura aspra e accidentata del terreno fatto di sfasciumi post glaciali.
Tengo a fatica il ritmo delle salomon che ho davanti, le fisso bene, sì da seguirne i passi, almeno ci provo. Si alternano tracce di sentiero su pietre acuminate, a enormi massi da aggirare o saltare, poi una lastra obliqua da attraversare nonostante l'assenza di appoggi. Emulo sempre quelle scarpe rosse che ho davanti, ma con minor convinzione, tanto che, con entrambi i piedi mi sento scivolare verso il basso, ma la velocità di marcia è tale da consentirmi di attraversarla senza cadere. Ma ecco che, come un flash, l'immagine dei miei bimbi, mi riporta alla realtà consigliandomi di procedere, imbranato sì come un cittadino, ma senza affanno e con buon senso. 5 chilometri su 25, i più tecnici ed evidentemente quelli in cui si può fare la differenza, in cui mi passano tantissimi concorrenti. E io, ormai rassegnato, mi faccio ogni tanto da parte per non far correre rischi inutili. Certo che quassù è uno spettacolo e i vari campi di neve sono un vero spasso, specie quello in cui ci si può far scivolare giù senza problemi: wow!

Si scende al lago della Vacca, ecco la diga e il ponticello che ci fa attraversare la valle, poi un po' di salita e di nuovo discesa. Poi un ambiente speciale, con sabbia bianca e fine fra i mughi. Tanta gente ad applaudirci e ad incitarci e poi giù per una discesa preannunciata molto tecnica.
Ma questa è alla mia portata il fondo è di terra e sassi a slalom fra arbusti e massi affioranti. Ci provo!
Mi passa ancora un concorrente, forse due, ma non sono io che vado piano stavolta, sono due specialisti. E infatti assieme a loro ne recupero 1, 2, 3, poi inizia un pratone (mi sento sempre più a casa) e allora mi lancio senza timore anche se sento un tallone che comincia a scaldare. Passo altri 2, 3 concorrenti compresi quelli che mi avevano guidato in discesa. Poi una stradina sterrata, ripida e a tornanti, anche questa è il mio pane: recupero altri 2 atleti in difficoltà. Siamo giù, nella piana, ma ci fanno tornare per un sentiero nel bosco con due brevi scollinamenti, supero un altro atleta, e una salitella finale nel prato con a mira l'arco del traguardo. Ecco Lucio e Roberto (non Roby, ma suo figlio) che mi vengono incontro incitandomi. Io sono rilassato, li saluto e chiedo a Lucio com'è andata. "Quinto" mi risponde, ma sento suo nel tono un po' di stupore per la mia domanda a suo modo di vedere fuori tempo "vai, corri al traguardo che è finita". Finita un cacchio c'è sto prato terribile in falso piano e col vento contro... poi al contrario la curva a gomito e gli ultimi 50 metri d'asfalto già fatti in partenza. Lo speaker fa il mio nome seguito da Spiritotrail e penso: mamma mia questo è tutto un altro mondo.

Poi arriva Roby, che ha corso con grinta e ha tagliato il traguardo soddisfatto e sorridente (finalmente!).

Una corsa, un'esperienza, delle emozioni da rivivere!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bravo Matteo. Leggendo il tuo post ho rivisto esattamente i luoghi dlela corsa di domenica. Sono contento che ti siano piaciuti. Io amo quell'ambiente severo e la quota che consente sensazioni uniche. Spero di rivederti presto e continuare la nostra chiacchierata.
Ciao