giovedì 7 agosto 2008

Non è come correre, ma...


Sono passati 16 anni dall’ultima volta che ho inforcato una bici con intenti sportivi. Era il ‘92, fine giugno o primi di luglio, non ricordo, ma mancavano pochi giorni all’esame di maturità, quando mio fratello Cristiano mi proponeva un giretto tranquillo, tanto per rilassarsi.
Chiudo gli occhi e rivedo, come in un video, le immagini di quel pomeriggio. Noi due appaiati, su bici rosse, nella stretta via che si infila nei campi di mais. La salita in ombra e i saltelli leggeri sui duri pedali. Il lancio in discesa. Il tachimetro che segna 80. Poi un tocco di freni troppo deciso e la ruota posteriore che sbanda a destra. Una serie infinita di manovre per correggere a sinistra, a destra, a sinistra, a destra, a sinistra... e quando pare di aver ripreso il controllo. SBAM, la bici si incaglia e si ferma sul gard-rail io volo, volteggio e atterro di schiena sulla riva pietrosa. Un breve black-out. Sto bene, solo un rivolo di sangue che scende sul vi...
Da allora la bici è stata un semplice mezzo di trasporto, per gli spostamenti in città.
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Chi mi conosce, o chi legge questo blog, sa dei miei problemi al ginocchio destro, iniziati più di due mesi fa e che in queste ultime settimane ho tentato di curare con il laser, con la magnetoterapia e con le pazienti cure di Mirco, ottimo fisioterapista.
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Quando cammino è ok. Anche quando salgo e scendo le scale non fa male. Ma ogni tanto si fa sentire un po’ legato e qualche breve fitta. Insomma, non è del tutto a posto e ho una paura tremenda di riprendere a correre, temo di risentirlo dolere, tale e quale a prima.
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Una decisione fulminea, istintiva, passionale. Un salto in negozio e..., ed eccomi in sella a una bici nuova di zecca, bellissima seppure modello base. Bici da lunga distanza è definita, ideale per macinare chilometri lungo le strade sterrate e i numerosi argini che caratterizzano il territorio patavino.
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Ore 7e 30 circa, si chiude alle mie spalle il cancelletto di casa e il ciclocomputer inizia a registrare i primi numeri destinati a crescere.
In breve raggiungo il Brenta percorrendo a ritroso uno dei miei sentieri di corsa, monto sull’argine destro, quello più selvaggio, in direzione nordovest, destinazione Limena.
Da lì poi seguo il corso della Bretella, canale che collega il Brenta al Bacchiglione, i due fiumi nel cui mezzo sorge Padova.
Poi il Bacchiglione e giunto al Bassanello piego a est e nordest lungo i canali Scaricatore e San Gregorio, poi il Piovego, canale veneziano che puntando verso est mi riporta sul Brenta, a Noventana, dove piego a occidente per ritornare verso Cadoneghe e quindi a casa. Ma scorrendo gagliardo sotto il ponte autostradale incappo forse in qualcosa di affilato e in pochi secondi mi ritrovo a piedi. ...
Chiudo gli occhi e sento risuonare la mia voce “dunque,Bici, portaborraccia e ciclocomputer. Sono a posto o mi serve dell’altro?” e il commesso "no, ha tutto”. “Sto c...o - penso - una camera d’aria e gli strumenti per montarla!!!”.
Vabbe’, rientro a piedi, 50 km circa, un bel giro.
Non è come correre, ma ci si diverte!

3 commenti:

Anonimo ha detto...

con borraccia e senza copertone di scorta.....!!!!!!!!
heheheeee.... io fossi stato in te avrei fatto altri 3 km cosi potevi dire di aver rifatto la lavaredo....
ora ho capito ai preso la bici cosi appena saro guarito anchio, sara l'unica maniera per starmi davanti in discesa......heheheee

dai guarisci presto, le gare sono tante e ti attendono.

maurizio (MICETTO)

Furio ha detto...

Forza Emme tieni duro!
Nel frattempo magari e
sei già stato in ferie...come va il ginocchio?

krom ha detto...

forza matteo.sono con te, almeno con il pensiero!