giovedì 21 agosto 2008

isolata e dimenticata dagli uomini la valle di san martino...


(c) sergio gentilin - magicoveneto

isolata e dimenticata dagli uomini la valle di San Martino mi si offre selvaggia a poche ore dal ferragosto febbrile delle vacanze e lo svago a tutti i costi.

il cielo grigio è alto e le montagne scure quando decido di calzare le scarpe e indossare lo zaino per questa piccola grande avventura sulle Vette Feltrine.

a dodici anni di distanza ripercorro la strada sterrata che da Vignui (Feltre, Bl) si addentra nella gola accompagnato come allora dal crescente rimbombo del torrente e, in poco meno di 30', raggiungo la vecchia fornace, dove finalmente comincia il sentiero che si addentra nel bosco di faggi.

la salita ha pendenze normali ma è lungo, lungo e lungo, tanto che alla corsa alterno tratti di camminata, per riposare i muscoli e i tendini ancor poco allenati. ogni tanto spiana e allora rilancio la corsa almeno per un po'. vado avanti così per un'ora abbondante, 1 e mezza dalla partenza, quando raggiungo la forcella.

un piccolo break, qualche albicocca secca, parecchie sorsate d'acqua e riparto in salita per raggiungere e superare quota 2000.
vengo raggiunto dalle nuvole grigie, che risalgono anche loro la valle. mi avvolgono e le gocce di sudore cominciano a raffreddarsi sulla pelle nuda. ma mi basta il sapere che nello zaino ho indumenti pesanti, per farmi sentire più sicuro e, quasi quasi, anche più caldo. poco più avanti intravvedo il pallore tiepido del sole. e allora è la volta del cielo blu e delle ombre nette a far risaltare la bellezza del circo glaciale che sto attraversando. corro sui massi levigati dai secoli, poi scavalco una sella e mi affaccio sull'altro versante. un sentiero nel verde pendio che strapiomba sulla val Noana e da cui si dilata il panorama del Primiero.

riscavalco la cresta ed eccomi nella piazza del Diavolo, luogo incantato, riserva naturale integrale che custodisce gelosamente rarità botaniche e faunistiche, specie endemiche...

l'orologio segna 3 ore dalla partenza quando raggiungo il passo di Pietena e il sentiero che scende lungo l'omonima Busa per ritornare alla Fornace e quindi a Vignui.
un po' provato mi lancio in discesa ma... non è che si corra un granché. meglio, così osservo un falco che, immobile in cielo, è pronto a cacciare. ad un tratto m'accorgo di un movimento sulla collina davanti a me. un camoscio! no, due, anzi tre, un branco. li conto e li riconto: 13. mi avvicino in favore di vento e loro non scappano. siamo a poche decine di metri ormai. poi l'ultimo della fila, quello più vicino a me, fischia (col naso) gli altri se ne vanno, ma lui no, sta lì a scrutare miope nella mia direzione. un altro fischio, alle mie spalle, dall'altra collina morenica, me ne fa scoprire altri tre. ora capisco, ho spezzato il branco e adesso si stanno comunicando la mia presenza. allora procedo per lasciarli in pace. riprendo a scendere lungo lo Scalone roccioso lambito dai veli d'acqua. poi è la volta del bosco e i 1600 metri di dislivello iniziano a farsi sentire come morse sui quadricipiti.

ormai sono in fondo quando attraverso un soffice tappeto di aghi e sento spezzarsi un ramo davanti a me. alzo lo sguardo e vedo corna da maschio poi, il muso e il resto del corpo. ma con una manovra repentina il capriolo si gira e se ne va.

non mi resta che attraversare il torrente e rientrare con calma lungo la strada sterrata. faccio per bere ma l'acqua è finita (due litri e per fortuna che non era una giornata calda).

raggiungo l'auto dopo 4 ore e mezza dalla partenza. apro il baule, estraggo la borraccia coi sali. mi lascio andare sulla panchina di legno e a grandi sorsate me l'assaporo. e penso: che giro!

2 commenti:

Unknown ha detto...

scusa emme
ma questo racconto lo metto in racconti di corsa sul mio forum

spero ti faccia piacere

ciaooooooooooooooooooooooo

emme ha detto...

certo che sì !!! :-)