lunedì 26 novembre 2007

Col de Moi con la nebbia. ecco com’è andato il primo trail autogestito.

Sunday morning...
canta Lou Reed dall’autoradio.
... praise the dawning...
fuori è grigio, c'è nebbia e dietro gli elettrodotti le luci artificiali delle insegne sono più abbaglianti che mai.
... It's just a restless feeling by my side...
il Piave è una lingua d’acqua rigonfia con tre giorni di pioggia.... Early dawning, Sunday morning (*).
l’acqua, color caffelatte, è rischiarata appena da una luce surreale che rimbalza fra la terra e il cielo sotto il peso delle nubi. lascio l’ultima pianura ed entro nella valle che si incunea fra le montagne.


Valmareno è un borgo denso di storie passate ma oggi quasi deserto. il torrente rimbomba fra le case esprimendo quel vigore che affascina ma che allo stesso tempo intimorisce...
ecco che arrivano i primi: Stefano, Daniele, Ivan, Luca. "ciao, ciao, piacere...".
poi è la volta di Roberto, Gabriele, Marco, i Bolognesi (Niki e Leo) e di Roby.
arriva anche GioCai: persona distinta ma semplice che da subito dimostra pacatezza e cordialità d’altri tempi. ci fotografa, ci saluta poi scambia due parole e se ne va.
mentre aspettiamo Cristiano che a Quero è incappato in una transumanza di pecore il sole spunta come un flash aprendo sprazzi di cielo azzurro intenso. ma ecco Cristiano.

tutti pronti, si parte, in gruppo. il rumore delle scarpe sull’asfalto moltiplicato per dodici rimbalza tra le pareti contrapposte degli stretti viottoli del paese. attraversiamo il ponte e pieghiamo subito su per una stradina ripida che si infila in un incantevole bosco di castagni. rispuntiamo sulla strada forestale dove Giovanni è lì che ci aspetta con l’amico Piero. ci fanno un sacco di complimenti, immeritati, comunque piacevoli. e su di nuovo per le tracce dell’antica via di presunta origine romana (Claudia Augusta Altinate). il sentiero è a tratti lastricato e a tratti scavato nella roccia calcarea che nonostante la tanta pioggia dei giorni scorsi è già asciutta e comunque non scivolosa. ci aiutiamo, nell'aggirare la parete a strapiombo, stringendo la fune di metallo con la mano sinistra. fin qui la pendenza è modesta e il buon fondo ci fa correre volentieri. ma ecco che entriamo in una valletta buia dove ci aspetta un manto continuo di foglie fradice da attraversare, in cui affondiamo fino alle caviglie e dove in effetti si scivola un po’. superiamo una balza e vediamo davanti a noi il sentiero di nuovo pulito e chiaro ma presto ci accorgiamo che sui sassi e sul ghiaino bianchi scorre un bel ruscello d’acqua limpida...
allo spiazzo di villa Toti ci riuniamo e da qui la salita diventa più impegnativa. su per sentierino ben tracciato, stretto ma con ottimo fondo, pendenza costante e non proibitiva. ottimo per provare a spingere e potenziare la muscolatura delle gambe. qualche cacciatore, qualche escursionista e su a tornantini dentro e fuori i rimboschimenti fitti di abeti. gli ultimi tornanti sono così stetti e si va su così convinti che ci si aggrappa ai fusti degli alberi per aiutarsi a girare e per darsi una spinta in avanti.
infine il sentiero esce sul prato e si dispone perpendicolare al pendio della montagna. su dritto con una pendenza che impedisce ai più di correre e che fa sbuffare e scivolare un po’ le punte delle scarpe alla ricerca della massima presa. quando stiamo per vedere la cima ripiomba la nebbia a nasconderla. solo un luccichio intermittente ci lascia immaginare qualcosa di metallico lassù colpito da sporadici raggi di sole. la croce, ci siamo. si firma il libro di vetta e ci si accontenta di qualche breve comparsa del Pavione e delle Vette Feltrine, che già parliamo di nuovi trail alla Busa del Diavolo...

un pezzo di cioccolato, una barretta o delle albicocche secche, qualche sorsata d’acqua e poi giù perché tira un’aria che fa raggelare il sudore sulla pelle. seguiamo la cresta verso est mentre qualcuno ammonisce: “il primo che cade paga da bere”. e giù a ridere. alla forcella del Foran guardiamo il pendio sotto i nostri piedi che si tuffa nel mare di nebbia e il sentierino che a tornanti tenta di addomesticarlo. con grande prudenza ci caliamo fino ad entrare nel bosco dove però la pendenza e il fondo scivoloso rendono la discesa ancor più difficile. fortuna che c’è qualche arbusto cui aggrapparsi. un sasso rotola giù, modeste imprecazioni e un po’ di tentennamenti poi il sentiero diventa più facile, a parte un piccolo ruscello da saltare. dopo l’incontro con una spaesata salamandra nera a macchie gialle attraversiamo in costa e di buon passo il lato sinistro della valle fino al castello di Cison.
ancora due tornanti e siamo di nuovo sulla terra piatta e sull’asfalto. c’è chi lancia uno sprint subito smorzato dalla solita voce “il primo che arriva paga da bere”.

eccoci di nuovo al piazzale della chiesa, dove abbiamo lasciato le auto. ci cambiamo continuando a chiacchierare come vecchi amici. Roberto, Marco e Luca devono scappare ma tutti gli altri convengono che è buona cosa siglare questo primo trail autogestito con un degno convivio: “con le gambe sotto la tavola”. mangiando pane e salame condividiamo le diverse esperienze di corsa dalle più grandi (UTMB, CRO, PP, 100km, 24h...) alle più piccole e, mentre iniziamo a conoscerci (lavoro, famiglia, figli...), fantastichiamo di ultratrail nostrani per non dover dipendere dalle famose e affascinanti, ma pur sempre scomodissime, corse transalpine. un ultra del Grappa lungo l'Altavia degli eroi, un percorso ad anello in Cansiglio e Cavallo...
ma rimaniamo concreti e siccome l’esperimento è riuscito parliamo dei prossimi trail autogestiti (Colli Euganei, Col Visentin), al che Roby puntualizza “sì, però poi: tutti co e gambe soto ea toea”.

p.s.

ecco le foto
e il video, bellissimo, di stefano michelet (organizzatore della eco dei cimbri):



(*) traduzione (alla buona, se qualcuno sa fare di meglio, benvenga !): domenica mattina - lodare il sorgere - è solo un sentimento inquieto al mio fianco - primi albori, domenica mattina

venerdì 16 novembre 2007

ho due paia di scarpe

ho due paia di scarpe.
un paio veloci e reattive, l'altro paio invece tranquille e ammortizzate.
tipicamente da strada e da ritmi sostenuti le prime, da sterrato (trail) e ritmi più tranquilli le seconde.
arancioni e con un look aggressivo quelle sprint, grigie e nere quelle slow.
...

in linea di massima pianifico i miei allenamenti infrasettimanali, le corse tranquille e quelle a ritmi sostenuti. ma alle volte dipende da come mi sveglio
la mattina.
intanto è subito una questione di riflessi, spegnere la sveglia prima che si sveglino anche moglie e figlio (e il più delle volte ce la faccio) ma questa è
un'altra storia.
fatta colazione, prima di uscire, è il momento di indossare le scarpe che fino all'ultimo rimangono al loro posto.
voglio fare una corsa blanda? scarpe grigie.
voglio fare un fartlek o un'uscita a ritmo di gara? scarpe arancioni.
nessun problema quindi, se non per tutte quelle altre volte (che, a dire il vero, sono almeno altrettante) in cui il tipo di corsa da fare non è né questo né
quello... né veloce, né lento ma medio o progressivo.
quali uso allora? non so, dipende.
dipende dalla sensazione, dall'umore, dall'istinto. dal caso. non ho una regola.
...

e poi?
e poi tutto cambia. a seconda delle scarpe che ho indossato cambia, davvero, tutto: passo, ritmo, velocità e tempo finale. e sembra quasi che succeda in
"automatico"! mio malgrado.
mi spiego con un esempio perché non è che sto scherzando o che credo alle magie e agli incantesimi.
è una mattina tipo, indosso le "grigie" e parto tranquillo, ma poi per strada sto bene e voglio aumentare. i muscoli sono freschi il respiro c'è, inizio a spingere. spingo e sento il movimento corretto: appoggio-spinta, appoggio-spinta. provo a far girare le gambe. ma mi sento così "meccanico" e così su me stesso. eppure ci provo. non può essere solo una questione di testa, evidentemente l'energia non va nel posto giusto. va dissipata. sta di fatto che crono alla mano non vado abbastanza forte.
con le scarpe arancioni invece la corsa è sempre fluida e le gambe girano, non mi accorgo nemmeno del gesto e del passo perché mi sento proiettato in avanti e i passi vengono da sé.
...

riflessioni a margine.
- le scarpe in questione sono: New Balance 902 (A2); Kalenij Kapteren TR (A5).
- forse negli anni mi sono abituato (perché le ho sempre usate) all'assetto delle scarpe intermedie, alla leggera spinta in avanti (differenza di livello nell'intersuola) che danno. e non posso più farne a meno.
e nelle gare trail? io le ho sempre corse con le A2, ma a volte mi hanno fatto un po' male i piedi: come in val giralba alla camignada e lungo la strada del santo ai cimbri.
- è comunque consigliabile una A5 anche se non mi girano le gambe?
non è che esistono A5 come piacciono a me? qualcuno ha provato le NB 872? devo averle, le voglio!
- e per gli allenamenti? passo alle NB 826? boh... :/

martedì 13 novembre 2007

salita al col de moi - trail d'autunno (autogestito)



(road book: grazie GioCai!!!)


domenica 25 novembre 2007
Valmareno (Tv)
Ritrovo al piazzale della chiesa di Valmareno
partenza ore 9.00


ITINERARIO
sentiero CAI 1028_Sentiero Claudia Augusta Altinate
Si risale per vecchi depositi fino a q. 426; poi con una carrareccia che porta in loc. Peroz. La si percorre fino ad una strada bianca, poi si riprende la mulattiera fino ad arrivare ad un piazzale da dove inizia il sentiero. Lasciati i coltivi in loc. Cal Maor e percorsa la Val di Banche s'arriva sotto le pareti strapiombanti di Croda Rossa, che si percorrono sotto con sentiero in salita. Superando a nord il fondo di una valletta a V ed arrivati al capitello di S. Carlo Borromeo si prosegue su una mulattiera più larga fino alla Villa Toti dal Monte. Dopo un'area turistico-ricreativa si scorge a destra il ristorante "Ai Faggi", da dove ha inizio il sentiero che porta a Col de Moi. Da qui si possono vedere la chiesetta di S. Gottardo, ora S. Fermo e S. Rustico, e la vecchia osteria di Praderadego.

sentiero CAI 991 _ Praderadego - Villa Toti - Col De Moi
Il sentiero parte da Villa Toti e giunge in prossimità di alcuni ruderi a q. 969, proseguendo poi in salita superando l'incrocio con un altro sentiero che porta fino alla strada proveniente da Valmareno per Praderadego. Il tracciato principale, facilmente percorribile grazie alla segnaletica, raggiunge una radura nei pressi di una casera diroccata. Si sale di quota fino ad un punto panoramico e ad un incrocio a destra che permette di introdurre il sentiero fino a Malga Guarnieri e Praderadego. Lasciando sulla sinistra una diramazione che porta a Praderadego si arriva alla croce posta sulla cima del Col de Moi.

DATI TECNICI
1028 - Valmareno q. 249 - Val Corin - Val di anche - Croda Rossa - Passo di Praderadego - San Carlo - Villa Toti q. 885; dislivello: 636 m.
991 - Villa Toti q. 885 - Ruderi q. 969 - Col de Moi q. 1358; dislivello: 473 m.
Dislivello totale 1109 m.

APPROFONDIMENTI
1028 - L'itinerario segue quella che gli storici considerano la strada militare romana Claudia Augusta Altinate. Strategica arteria militare che conduceva ai confini settentrionali dell'impero romano, uno dei settori più critici e deboli della difesa dalle mai sottomesse tribù 'barbare' germaniche.
E' così chiamata (da noi moderni) in ricordo dell'imperatore Claudio che, attorno al 46 d.C., potenziò la traccia segnata dalle campagne alpine e contro i Reti, attorno al 15 a.C., dal padre Druso, fecendone un vero e proprio sistema infrastrutturale militare.Partiva da Altinum, la 'Venezia Romana', la più importante città a vocazione soprattutto militare della Decima Regione Romana (Triveneto e Istria, il 'Giardino d'Italia' per definizione di Cicerone), centro di smistamento del grande porto mercantile sull'Adriatico e porta verso i confini nord-orientali dell'impero. Passava per Follina, Praderadego e il castello di Zumelle arrivando a Cesiomaggiore, Feltre (il percorso commerciale della strada avrebbe invece deviato da Soligo, Vidor, Fener, Seren e Feltre) per dirigere in Valsugana, Merano e in Rezia, la regione centrale dell'area germanica danubiana e bavarese (i legionari percorrevano dai 40 agli 80 chilometri al giorno).Lungo tutto il tragitto vennero edificati castelli, torri, ponti e città, che sopravissero alla caduta dell'impero e furono, sia pure a tratti isolati, infrastrutture vitali dell'economia medioevale.
Sul versante opposto della valle sono stati individuati un insediamento tardo romano-altomedievale, la torre di S. Gallo e la tomba romana a Case Volpera con tracce di monete dell'imperatore Commodo ed il basamento del castello di Zumelle di età tardo romana.
991 - I rimboschimenti di abete rosso hanno occupato vaste aree un tempo dedicate all'alpeggio, che veniva effettuato da giugno a settembre. Il faggio serviva per ricavare del buon carbone. La forte pendenza dei versanti verso sud, il forte vento e l'escursione termica non facilitano la crescita della vegetazione arborea. Tuttavia ogni singolo pezzo di terra veniva falciato per ricavare foraggio destinato al bestiame per l'inverno. La "cavaeta" era il punto di partenza della teleferica che portava a valle il fieno prima dell'inizio dei mesi freddi.

PAESAGGIO NATURALE
1028 - Da Valmareno fino al piazzale dove si abbandona la strada bianca s'incontrano nuclei di castagneti da frutto, carpino nero, genzianella di Koch e Cneoro (Fior de S. Daniel). Più in alto faggio e abete rosso con sottobosco di ciclamino e fior di stecco. A Praderadego sono presenti il croco, il narciso ed il botton d'oro. Tra la fauna: gallo forcello, coturnice, ghiro, volpe, capriolo, scoiattolo e poiana. Suggestivi monoliti che formano paesaggi simili a quelli delle "città di roccia": uno di questi è il "Caregon del Diaul" in loc. Croca Rossa. La leggenda vuole che lì sedesse il diavolo in attesa di qualche anima del purgatorio.
991 - Lungo il sentiero ci sono numerosi siti panoramici tra cui il migliore è costituito dal Col de Moi. A 50 m dalla vetta si apre una cavità profonda 54 m formata da due pozzi sovrapposti. Rimboschimenti artificiali costituiti da abete bianco, acero montano, pino silvestre, pioppo tremolo, farinaccio, larice e pino mugo. La presenza della specie erbacea scopina ci dimostra la natura calcarea nel suolo. Tra la fauna minore caprioli, coturnici, picchi e qualche gallo forcello.

come arrivare:
Valmareno è una piccola frazione a nord di Follina. che si raggiunge:
- da Vittorio Veneto (A27) si prende la strada per Revine, Valdobbiadene. La si percorre fino poco dopo Cison di Valmarino dove si gira a dx per via Colombera;
- da Valdobbiadene si prende la strada per Revine, Vittorio Veneto e, superata Follina, si gira a sx per via Cal di Mezzo

presenza d’acqua:
Al passo Praderadego ci sono case fra cui un rifugio alpino del comune di Follina (che però dovrebbe essere chiuso) e due osterie di cui una si chiama 'da Nani Vin e Pit' (dicono si mangi bene).
Quindi al passo c’è la possibilità di rifornirsi d’acqua e altro.

cartografia:
ZANETTI 1:30.000, foglio 4, Valdobbiadene

link:

ulteriori dettagli e info

sentiero 1028
sentiero 991
praderadego

giovedì 8 novembre 2007

facciamoci noi il trail d’inverno! (appello a corridori impazienti o impazziti)

ebbene sì, la primavera è lontana.
in questo periodo ci sono solo poche corse collinari: sugli euganei le scampagnate popolari a partenza libera. fantastiche per fare dei lunghi lenti e rilassanti ma poco ricche di stimoli perché sono sempre gli stessi sentieri, nessuna competizione e con distanze piuttosto contenute... in provincia di treviso c’è solo la corsa di solighetto, l’8 dicembre e di appena 12 km: una toccata e fuga.
ma io ho voglia di fare, di provare, di scoprire. ho voglia di CORRERE.
la nebbia, la pioggia e magari (!) la neve evidentemente spaventano gli organizzatori di corse, ma... e i corridori trail vanno in letargo? o si dedicano tutti stra-diligentemente a periodi di recupero-potenziamento-ripetute-pista-strada-cross e via dicendo?
tocca aspettare primavera con la traversata dei colli per pensare trail?
colli, lavaredo, ventasso, dolomiti, vette... ah!
ma ora? sono solo io a rimpiangere sentieri e alture?

non ci credo.
leggo su lavaredo ultratrail di un’iniziativa che sta nascendo 'dal basso'. un trail autogestito, in autosufficienza alimentare consistente nel salire al col visentin... con la neve.
stefano michielet, che se non sbaglio è il cimbro dell’ecomaratona, scrive nel forum:

Si tratterà di un allenamento in compagnia, in solitaria... se saremo in molti, sarà più facile trovare qualcuno che andrà al nostro ritmo.I tempi di salita per quelli che hanno GAMBA, si aggirano sulle 2h e 30' (la sto pensando con la neve).Munitevi di camel bag, lungo la strada non ci sono fonti.In cima è molto probabile trovare aria che sale in cresta dalla Val Belluna, per cui consigliamo un antivento.Poi giù a ritroso, la discesa è scorrevole e tranquilla (ve ne accorgerete salendo).La data? Appena nevica un po', così da renderla più frizzante!Faremo pubblicare una locandina su
www.trailrunningitalia.com
Alla fine non si vince e non si perde niente... magari si guadagna qualche amico con cui scambiare esperienze del genere


è già dalla volta del cesen che sto meditando una salita a cima grappa (occasione anche per visitare il monumento ai caduti realizzato da davanzo-murer-zanzotto), ma oggi, leggendo di quest’iniziativa per il visentin, mi viene voglia di rilanciare.
facciamoceli noi i trail d’autunno. facciamoceli noi i trail d’inverno: cima grappa, cima carega, monte baldo, col nudo, pizzoc, pavione... chi più ne ha più ne metta.
propongo un passaparola tra veneti e non solo: domenica 18 o 25 novembre cima grappa.
l'itinerario (da verificare) potrebbe essere:
- possagno (paese natale di canova, dove c’è il ‘pantheon’ e la gipsoteca allestita da carlo scarpa)
- cima mandria (belvedere eccezionale sulla pianura e sul sottostante abitato di possagno (D+ 1.100)
- mulattiera del boccaor (vecchio percorso militare intagliato nella roccia della parete sud strapiombante del massiccio del grappa) fino al pian de la bala
- cima grappa (1.770 m slm, D+ 1.500-1.600?)
chi ci sta? passa parola!

lunedì 5 novembre 2007

piero e i fiori di maremma



il lungo ponte di ognissanti l'abbiamo trascorso in maremma. abbiamo preso l'occasione per andare a trovare due vecchi amici che non vedevamo da tempo: piero e la moglie alessandra (con la recente aggiunta della piccola anna) nella loro azienda fiori di maremma.
piero è stato mio compagno di scuola, correvamo e sciavamo assieme, avevamo in comune la passione per la montagna e un non meglio definito bisogno di "osare" e "metterci alla prova".

oggi io continuo a correre pur facendo un lavoro intellettuale e sedentario, lui invece ha fatto la scelta di vita importante di lasciare la città per andare a vivere a contatto con la natura.
così si è messo a lavorare sodo per impiantare l'attività agricola e iniziare a produrre miele e olive di grande qualità.
ancora oggi però non ha abbandonato quella visione utopica della realtà che aveva da ragazzo.
nel tempo libero, la sera, guarda e riguarda, fino al logorio, un dvd sui pionieri del volo: strani uomini con le ali che balzellano e si schiantano a terra, impavidi aeronauti che compiono imprese pazzesche a bordo di trabiccoli a motore...
la domenica mattina, dopo colazione, prende taciturno l'attrezzatura dal ripostiglio, indossa lo zaino con l'elica a motore, la vela del parapendio e parte. VOLA. vola sopra i suoi campi, sopra la casa (con moglie e bimba che lo salutano), sopra il bosco selvaggio, sopra la quercia ultra secolare (forse millenaria?) sopra l'edera che sembra un pitone, sopra gli asini che ragliano e i vari animali nascosti nella macchia. vola sulla maremma e guarda lontano...

di seguito riporto la presentazione del loro lavoro contenuta nel sito http://www.fioridimaremma.it/ così gli faccio un po' di pubblicità, che se la merita !!! ;)

siamo Alessandra, Piero e la piccola Anna, giovani apicoltori di Padova migrati in Maremma nella primavera del 2000 per lavorare presso un’azienda di allevamento di api regine.
Sedotti dallo straordinario fascino di questa zona meravigliosa, assai adatta alla produzione di miele pregiato e di pappa reale, abbiamo deciso di stabilirci definitivamente in Maremma
acquistando un terreno incolto da anni a Polveraia, frazione di Scansano.
Con molta fatica e pazienza, ma anche con notevole soddisfazione, siamo riusciti a ripulire una parte dei campi dalle infestanti e a piantare due ettari di oliveto certificato biologico.
Successivamente abbiamo realizzato la smieleria per l’estrazione e il confezionamento del miele e della pappa reale ed infine una bellissima casa di legno.
Attualmente alleviamo 250 alveari che producono miele di erica, castagno, girasole e millefiori, la cui bontà è testimoniata dal prestigioso Attestato di Qualità “Roberto Franci” attribuitogli in occasione della Settimana del Miele di Montalcino.
Siamo, inoltre, tra i soci fondatori di COPAIT, un’associazione costituita allo scopo di valorizzare la pappa reale fresca italiana.
Dopo aver seguito un corso specifico, abbiamo iniziato recentemente anche la produzione di
polline fresco.
Nel caso foste interessati all’acquisto del nostro miele potete contattarci tramite telefono o posta elettronica; possiamo spedire il miele direttamente a casa vostra oppure se abitate a Padova e ne ordinate una certa quantità (magari anche per i vostri amici o colleghi) possiamo recapitarvelo al vostro domicilio senza alcun costo aggiuntivo. Inoltre se un giorno avete la curiosità di venire a vedere dove abitiamo e come lavoriamo possiamo ospitarvi a casa nostra.
Grazie per l’attenzione e buona giornata.
Alessandra, Piero e la piccola Anna