lunedì 15 ottobre 2007

traversata dei colli euganei

la traversata dei colli euganei, altavia n.1, per me è sempre la corsa più bella.
la prima volta nell'88 avevo 16 anni: non sapevo nemmeno cosa volesse dire correre 42 km né tanto meno affrontare 2000 metri di dislivello. ci misi 5h.
l'anno dopo corsi con mio fratello (maggiore) che mi aiutò ad affrontare gli ultimi dolorosissimi chilometri. tagliammo il traguardo tenendoci per mano. avevo i crampi e correvo zoppicando.
quell'anno c'era anche la tv locale che naturalmente ci riprese (eravamo nei primi 20 con un tempo di circa 4h). il servizio televisivo, di bassissimo profilo, accompagnava le nostre immagini di ragazzi quasi uguali (con le divise gialle-oro, simili per statura e corporatura, lo stesso taglio di capelli a spazzola) a una sdolcinata canzone di minghi e mietta (sic!). il papà era fiero e la mamma si commoveva ogni volta che ne parlava, anche a distanza di anni. l'anno dopo lasciai mio fratello in crisi al 30° km. affrontai l'ultima salita con grinta, quasi con cattiveria, staccando il nostro allenatore e superando qualche atleta affaticato, fra cui il mitico 'nasone' (lo chiamava così la mia mamma) che mi aveva irriso: "sei troppo giovane" (ancora una volta nei primi venti con un tempo sotto le 4 ore).
poi l'abbandono della corsa. e nel '96, senza il minimo allenamento, tornai alla traversata. dopo 5h 30’ tagliai il traguardo con gran soddisfazione. capii che il piazzamento e il valore cronometrico sono solo un orpello di ciò che può darti una grande fatica come quella.
nel gennaio ’97 decisi di riprendere a correre (ricordo ancora la prima uscita di circa 5km). ad aprile ero alla traversata e fu un vero divertimento: corsi una buona parte dell'altavia in compagnia di un gruppetto di corridori (4-5?) di discreto livello fra cui, ancora una volta, il mitico ‘nasone’. fui 10° con 4h circa (nel frattempo il percorso era stato modificato e anche allungato). nel ’98 mi presentai con l’intenzione di fare bene. da subito in testa con belluco e magarotto poi al loro inseguimento con masato, poi, persi di vista i primi due e staccato il compagno, solo ad affrontare una crisi. affrontai i chilometri più duri, il monte della madonna, camminando, con mio fratello, che mi incoraggiava e che a un certo punto si cambiò e indossate scarpe e pantaloncini mi affiancò durante l’ultima salita lanciandomi poi in discesa verso il traguardo (3°, 3h 49’).
nel 2000 ancora un abbandono della corsa (la laurea, il lavoro, la casa, il matrimonio, un figlio) fino all’agosto del 2005.
nel 2007, quest’anno, sono tornato alla traversata.
emozionantissimo ho corso a più non posso, senza misura, senza testa. e anche in quest’occasione mi sono trovato solo e in crisi di fame. al 20° avevo avuto qualche segnale, ma l’ho ignorato, così che dal 25° non riuscivo più a correre, nemmeno in pianura. ho mangiato fette biscottate (per fortuna che c’era il tè per poterle ingerire!) e addirittura una pesantissima merendina, tipo saccottino, ripiena di crema al cioccolato (!). di qui la ripresa. nulla di straordinario o di epico, ma una buona salita (il famoso monte della madonna) e un buon recupero di altri atleti provati dalla fatica (almeno 4) sia in salita che in discesa. l’ultimo ce l’avevo nel mirino a 200-300 metri dal traguardo. l’avevo ormai raggiunto, mancavano sì e no 20 metri. andavo decisamente più veloce, ma a un certo punto, si gira e si mette a correre più in fretta che può: tranquillo non ti vengo a prendere non te lo meriteresti. e poi che me ne importa. quel che conta è passar sotto il traguardo, quest’anno con un sapore particolare quello di avere affrontato e vinto una crisi vera (il 10° posto conta molto meno).

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